La Giunta Dipiazza ha reso pubblico il PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, il 5 agosto. Da quella data sono partiti i 30 giorni durante i quali cittadini ed associazioni potevano presentare delle osservazioni. Una rete di associazioni ambientaliste ha studiato le 1600 pagine del piano composto di 46 allegati e il giudizio che ne è emerso è estremamente negativo. Nelle 1600 pagine del PUMS di Trieste si trovano tracce molto deboli di quanto indicano le linee guida europee. Le associazioni FIAB Trieste, Tryeste, Legambiente, Zeno, Bora.La, SPIZ, Cammina Trieste e Aidia hanno presentato il 4 settembre una serie di osservazioni al PUMS con le quali chiedono che il piano venga radicalmente rivisitato, alla luce di questi dati e analisi e coerentemente con quanto previsto dalle linee guida europee.

Un Piano senza OBIETTIVI:

Il PUMS adottato dalla Giunta Dipiazza presenta innanzitutto due gravi difetti: il primo è la totale assenza di obiettivi  dichiarati, il secondo è che confonde incomprensibilmente le azioni da attuare con gli obiettivi del piano. Infatti nella Relazione Generale del PUMS al capitolo 2. “UN PIANO IN 21 MOSSE: GLI OBIETTIVI E LE AZIONI DEL PUMS”, non si fa il minimo accenno a quali siano i risultati e gli obiettivi che si intendono raggiungere mentre troviamo una lunga elencazione di azioni che si intende realizzare. Luca Mastropasqua, Presidente di FIAB Trieste Ulisse afferma chequesta incredibile lacuna è figlia della mancanza di visione da parte dell’attuale amministrazione comunale e poi aggiunge che “è inaccettabile che nel PUMS presentato l’amministrazione non dichiari i propri obiettivi di mobilità sostenibile almeno in termini di riduzione di emissioni nocive derivanti dal traffico, conformemente agli accordi internazionale vigenti, che significa prevedere la diminuzione del 40% di emissioni di CO2 al 2030 come fatto per esempio nel PUMS del Comune di Bologna”.

Un Piano contradditorio :

Il Piano di Trieste è poi profondamente contradditorio perché ignora il fenomeno del traffico indotto. Si propongono infatti parcheggi “cerniera” attorno alla città per lasciarvi il mezzo privato, con notevole consumo di suolo, e allo stesso tempo si pianificano nuovi parcheggi al centro, vanificando la funzione della cerniera. Incredibilmente si ignora che il traffico si espande in ragione della disponibilità di spazio stradale, fenomeno generalmente noto nel campo dei trasporti con il termine di traffico indotto: il Piano prevede nuovi parcheggi, nuove strade, nuove rotonde, nuove gallerie. Significano nuovo traffico: è il Piano stesso a quantificare questo aumento di traffico tra l’8 e il 10%.

Porto Vecchio:

Preoccupanti le proposte sul Porto Vecchio: con il  PUMS adottato (assieme alla Variante n.6 al Piano Regolatore) si stanno precostituendo indirizzi urbanistici e di mobilità vecchi di cinquant’anni. Il piano prevede un Porto Vecchio attraversato da una strada a scorrimento veloce di 4 corsie con tanto di turborotonda sulle Rive e 5 mega parcheggi al suo interno. L’incremento di traffico indotto dalla nuova trasformazione di Porto Vecchio, che lo stesso PUMS quantifica tra l’8 ed il 10%,comporterà gravi ripercussioni su tutta la rete cittadina.  Nell’epoca in cui le città sono impegnate a liberare spazi dalle automobili, gli amministratori e i tecnici del Comune di Trieste fanno l’opposto. Purtroppo a Trieste la corrente di pensiero dominante nel mondo della politica e dell’impresa ritiene  che vincoli ambientali di varia natura spaventino e allontanino gli investimenti e le occasioni di lavoro. Un modo di pensare miope anche sul fronte economico, mentre appare sempre più evidente che gli investimenti non fuggono ma vengono attratti dalle città che scommettono sulla sostenibilità e qualità urbana.

La mobilità su ferro ignorata

Nel PUMS di Trieste sparisce ogni proposta di mobilità su ferro: non c’è il tram di Opicina, non si capisce se per dimenticanza o per scelta. Assente anche una proposta di moderno tram da Barcola a Campo Marzio e dalla Stazione Centrale a Muggia. Non viene preso in considerazione nessun collegamento di ferrovia suburbana per passeggeri come per esempio il progetto europeo Adria A relativo alla metropolitana leggera transfrontaliera circolare Trieste – Capodistria – Sesana – Gorizia – Monfalcone. Non si considera che sono possibili connessioni fra le linee tranviarie e ferroviarie utilizzando veicoli tram – treno. “Questa totale mancanza di progetti di mobilità su ferro è in netta controtendenza con quello che stanno facendo altre città italiane ed europee della dimensione di Trieste” afferma il Presidente di Legambiente Andrea Wehrenfennig. Le linee di moderni tram si sono dimostrati migliori di altri sistemi (bus, metropolitane e ovovie). Infatti, se rispetto al bus e ad altri sistemi il tram può avere dei costi iniziali superiori, se si considerano anche i costi di esercizio e delle esternalità (valutazione life cycle cost) il tram è la soluzione più efficace ed efficiente. Infatti, i maggiori investimenti iniziali vengono pienamente compensati considerando i costi di esercizio e le esternalità nel lungo termine (valutazione del costo sul ciclo di vita)

OVOVIA:

Tra le poche azioni che prevede il PUMS per innovare la mobilità a Trieste c’è la proposta dell’ovovia lungo l’asse  Opicina-Bovedo-Porto Vecchio-Rive. Un trasporto aereo nella città della Bora. Il progetto stesso prevede che a causa del vento vi saranno 20 gironi all’anno di chiusura totale del servizio e 10 di chiusura parziale. Il costo di questa infrastruttura viene quantificato nel progetto preliminare in 44.782.000 euro per le opere e 3.300.000 euro all’anno per i costi di gestione. Investimento che prevede di raggiungere un equilibrio di bilancio con la più che fantasiosa cifra di 8 milioni di utenti/anno .  L’infrastruttura entrerebbe in concorrenza con il Tram di Opicina, non penetrerebbe il tessuto urbano di Trieste e con solo 4 fermate poco si integrerebbe con il resto del trasporto pubblico della città. Non si capisce perché non si sia fatto uno studio comparativo tra questo progetto e una moderna linea di tram, considerata anche l’abbondanza di binari esistenti in Porto Vecchio. Un chilometro di tram costa tra i 10 e i 20 milioni a chilometro lineare. Con un investimento pari a quello dell’ovovia si potrebbe realizzare una linea moderna di tram che sia l’asse forte del rinnovato trasporto pubblico triestino. Inizialmente collegando il magazzino 26, la Stazione e Piazza Foraggi. La linea potrebbe essere poi allungata in futuro verso sud fino a Muggia e verso nord fino a Barcola. Una suggestione che andrebbe approfondita, ma uno studio comparato di questo tipo non  è stato nemmeno ipotizzato.

Nessun risultato

Nel Piano si prevede una modestissima variazione dei mezzi impiegati dai cittadini per la mobilità:  in 10 anni l’uso del mezzo Privato diminuirà di pochissimo,  passando dal  53,62% al 49,22%, il TPL dal  21,04% aumenterà di poco più di 2 punti percentuali fino al 23,49%, la Bicicletta da 1,97% a 5,12%, la quota dei pedoni è prevista addirittura in diminuzione dal 23,37% al 22,17%

Ancora peggio va con l’inquinamento: tra 10 anni le emissioni a Trieste previste dal PUMS saranno pari a quelle attuali: il consumo di carburante passerà  da 83.536 a 83.533tonn/anno, l’emissione di Nox da 481 a 780 tonn/anno , l’emissione di CO da 888 a 888 tonn/anno, l’emissione di PM10 da 34 a 34 tonn/anno, l’emissione di PTS da 42 a 42 tonn/anno, l’emissione di Co2 da 184.437 a 184.430 tonn/anno, quando entro il 2030 – 10 anni, nello stesso arco temporale del PUMS –  le emissioni nell’UE devono essere ridotte  di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990.

Conclusioni:

Le associazioni FIAB Trieste, Tryeste, Legambiente, Zeno, Bora.La, SPIZ, Cammina Trieste e Aidia hanno presentato il 4 settembre una serie di osservazioni al PUMS con le quali chiedono che il PUMS venga radicalmente rivisitato, alla luce di questi dati e analisi e coerentemente con quanto previsto dalle linee guida europee,. Oggi più che mai sono necessari obiettivi molto ambiziosi sia rispetto la riduzione delle emissioni inquinanti con la diminuzione nel 2030 del 40% di emissioni di CO2 da traffico rispetto al 1990,  sia rispetto l’aumento dell’uso del trasporto pubblico, della pedonalità e della ciclabilità, ponendosi come obiettivo il target 20-20-20:  una mobilità urbano fatta al 60% da piedi, bici e TPL e sotto il 40% dal mezzo privato a motore.

Riferimenti

Il PUMS è un piano strategico promosso dall’Unione Europea che ha come obiettivo “soddisfare i fabbisogni di mobilità  della  popolazione,   la minimizzazione dell’uso  individuale  dell’automobile, l’aumento della percentuale  di  cittadini  trasportati  dai  sistemi collettivi, una città con più mobilità attiva a piedi ed in bicicletta, con più salute e meno traffico e con una maggiore democrazia degli spazi pubblici ”. Un altro punto centrale nella pianificazione del PUMS è “assicurare l’abbattimento dei livelli di inquinamento, la  riduzione  dei  consumi  energetici”. Su questo è necessario ricordare che l’Italia è uno dei paesi sottoscrittori della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC ) assieme all’UE, e si è impegnata a ridurre  entro il 2030 (il che significa nello stesso arco temporale di validità del PUMS di Trieste)  del 40% le emissioni rispetto ai livelli del 1990.