«Sono le amministrazioni locali a scoraggiare l’uso della bicicletta»

Ho letto numerosi interventi sulle recenti disposizioni in merito all’uso della bicicletta e alcuni articoli su avvenimenti successi in Italia che la riguardano. In qualità di presidente del comitato provinciale della Federazione Ciclistica Italiana mi sento in dovere di intervenire a riguardo. La bicicletta è un mezzo le cui di modalità di utilizzo sono diverse e perseguono scopi molto diversi. Innanzitutto la bicicletta è un mezzo di trasporto e come tale il suo utilizzo è regolamentato dal codice della strada. Ma è un mezzo ecologico e di questo generalmente non si tiene molto conto, quindi può essere utile a combattere l’inquinamento delle nostre città. In secondo luogo la bicicletta è un attrezzo sportivo che può essere utilizzato da tutti. Aiutando a combattere malattie quali l’obesità, il diabete, problemi di circolazione, ipertensione, ecc. e migliorando l’efficienza psico-fisica di chi la pratica, può essere utilizzata per contenere i costi della sanità. Per ultimo può essere utilizzata per la pratica dell’agonismo, secondo le regole stabilite dalla Federazione Sportiva e dagli enti di promozione. In conclusione questo semplice mezzo può essere utilizzato per gli spostamenti urbani, per turismo e per la pratica sportiva. In base alla mia ventennale esperienza nell’uso della bicicletta, a discapito del numero di praticanti che è in continua ascesa, a Trieste pochi interventi sono stati fatti per incentivarne l’uso e renderlo più sicuro. A livello di mobilità ciclistica non è stato programmato nessun intervento specifico, come la creazione di percorsi ciclabili all’interno della città, con segnaletica, corsie e impianti semaforici dedicati, come succede in altre parti dell’Europa e d’Italia. A livello turistico le poche piste ciclabili si riducono a tratti più o meno isolati, qualche volta percorribili a senso unico o dove il traffico ciclistico convive con quello motorizzato degli automobilisti autorizzati a percorrerlo oppure dove si devono schivare cassonetti e lampioni. Dal punto di vista sportivo, non esistono e non sono mai esistiti impianti o circuiti ciclabili chiusi al traffico che possano diffondere lo sport del ciclismo tra i più giovani in tutta sicurezza. Come se non bastasse, i recenti episodi accaduti a Trieste stanno punendo chi crede nell’utilizzo di questo mezzo in sostituzione dell’automobile o della moto e spingendo le persone a metterla in soffitta. Questo fa pensare che gli amministratori locali non si ricordino che esiste anche la bicicletta e quali siano i benefici sociali che questo mezzo può portare. Mi auguro che nel prossimo piano del traffico si facciano queste considerazioni e si valuti la possibilità di creare una viabilità ciclistica e non solo parcheggi per auto e scooter. Inoltre spero che prima o poi si possa trovare uno spazio dove le società della provincia di Trieste possano avviare e avvicinare i giovani all’uso della bicicletta non solo in una prospettiva agonistica, ma anche di miglioramento della mobilità cittadina e della salute pubblica.

Francesco Seriani

presidente Comitato provinciale di Trieste

Federazione Ciclistica Italiana