Estate. Tempo di vacanze. Tempo di cose nuove e di riscoperte. Tempo di posti sconosciuti e di posti noti, visti con occhi nuovi. Tempo di recupero psicofisico e di cura di sé stessi. Tempo di tagliare con le vacanze auto casello coda divertimento premasticato e di programmare un bel viaggio in bicicletta.
Penserete che dopo 11 mesi di fatiche e soprattutto di stress, montare in sella per giorni sia una contraddizione, un accumulo di ulteriori fatiche.
E’ invece, come possono garantire le persone che l’hanno fatto, un viaggio positivo sotto tutti i punti di vista.
L’organismo fisico si mantiene tonico ed attivo, nel contempo ci si rilassa fisicamente e psichicamente.
Si viaggia al ritmo dei propri bisogni primari. Ci si ferma quando si ha fame e quando si ha bisogno di riposo. La curiosità è stimolata continuamente da tutti i particolari del mondo attraversato. Le visioni delle cose viste alla pacata andatura del nostro mezzo alimentato a carboidrati e non a idrocarburi, ci fanno capire quanto frettolosa sia la nostra vita alla quale spesso e purtroppo diamo una troppo rapida occhiata dal finestrino di un’auto.
E ci si riscopre capaci di emozionarsi per un banalissimo fiore od il canto di un uccello.
Tutte le cose attorno a noi si riappropriano degli odori, dei sapori e delle dimensioni reali. E possiamo, finalmente avere quella sensazione di sentirsi “dentro” la vita piuttosto che esserne spettatori .
Si ha anche la gioia di visitare città e villaggi con le loro ricchezze culturali ed artistiche con la possibilità di arrivarne, molte volte, nel cuore stesso senza il filtro del parcheggio obbligato e della visita organizzata. Non andiamo poi a sottolineare quanto più è socializzante viaggiare in bicicletta che in auto. Quanto interesse e voglia di dialogo, abbiamo suscitato nelle nostre vacanze, semplicemente per il fatto di essere umili ed anomali viandanti in bicicletta. Tutto questo, sì, si può fare, in tanti paesi e quotidianamente in tante città. Ma non in Italia (tranne rare e fortunate eccezioni) e non da noi, a Trieste.
Per fortuna noi abbiamo almeno la frontiera che ci può consentire un’esotismo ad un passo da casa ma per coloro che restano in città lo spostarsi su due ruote resta sempre un esercizio di sopravvivenza urbana.
Nulla e nessuno agevola lo spostamento alternativo. E nemmeno le più fondate e provate affermazioni di un continuo declino ambientale e della dignità umana, riescono a convincere i nostri amministratori ad agire spontaneamente per il benessere pubblico, che è nostro e pure loro.
Le rotte ciclistiche che portano ed attraversano la nostra città si interrompono nel traffico impazzito e nella mancanza di una qualsiasi pista ciclabile (sempre che non si abbia il coraggio di definire vera e propria pista ciclabile quell’itinerario di viale Miramare ) o di un percorso di un sentierino di una segnalazione di un … qualcosa.
Ci turba il fatto che nemmeno il continuo passaggio, nel periodo estivo, di ragazzi che vanno al mare a Barcola in bicicletta, stimola ad un ripensamento sulla necessità di strutture a favore della mobilità alternativa.
A noi quindi, volontari di una associazione che promuove la mobilità alternativa, non resta altro che adeguarci diligentemente al nostro ruolo necessario di … “stimolatori”.
Lo faremo il due luglio con una pedalata alla luna piena, alla partenza della quale, in piazza Unità, consegneremo una bella petizione con quasi 2000 firme raccolte in pochi giorni, ai nostri indolenti amministratori comunali per cercare di far capire che esistono necessità sentite del quale non si può non tenere conto.
Speriamo di farlo in settembre con varie iniziative in piazza durante una settimana che vorremmo dedicare alla mobilità ciclabile cercando di attirare l’attenzione sulla positività dello sviluppo dello spostamento con mezzi alternativi.
Lo facciamo da tanto e lo faremo finché i nostri “motori” reggono, semplicemente spostandoci in bicicletta.
Per intanto andiamo anche noi in vacanza. In bici, ovviamente.
Per
ULISSE – FIAB
Gruppo Cicloturisti e Ciclisti Urbani
Trieste
Pino Pretto
(Articolo su “KONRAD” , numero di luglio – agosto )